E’ stato presentato, da pochi giorni, l’Humanitarian Action Report dell’Unicef, l’annuale relazione sulla condizione dei bambini in paesi poveri e in stato di emergenza.
Occorrono oltre 750 milioni di dollari per prestare aiuto ai bambini, che in ogni parte del mondo e quotidianamente lottano per sopravvivere, in paesi dimenticati e segnati da guerra, fame e violenza.
L’immane tragedia del maremoto ha dimostrato la generosità e la sensibilità di tutti coloro che si sono mobilitati per soccorrere le popolazioni asiatiche, ma non bisogna dimenticare ciò che accade nelle zone più lontane del mondo.
“Siamo tutti chiamati a prendere coscienza de queste situazioni – ha dichiarato il direttore generale dell’Unicef Carol Bellamy – oggi un quarto dei 158 paesi in cui opera l’Unicef è colpito da emergenze che scaturiscono da conflitti, crisi economiche, disastri naturali o da una combinazione di questi fattori. Le telecamere spostano naturalmente il fuoco quando scoppia una nuova emergenza, spingendo di norma la nostra attenzione a seguirle, ma non dovremmo mai scordarci dei bambini che sono intrappolati nelle emergenze”.
Tra i paesi presenti nell’appello del 2005, l’Uganda, la Somalia, il Burundi, la Repubblica Democratica del Congo, la Sierra Leone, l’Afghanistan, l’Indonesia, lo Sri Lanka, la Colombia e Haiti. I 2/3 dei paesi in emergenza si trovano in Africa.
“Invitiamo le persone che così generosamente hanno donato per l’emergenza tsunami a considerare la possibilità di cooperare con l’Unicef anche in altre aree del mondo, dove la vita, i diritti e la sopravvivenza di milioni di bambini sono egualmente minacciati – ha affermato Carol Bellamy – queste sono battaglie che possono combattersi simultaneamente, nell’area dello tsunami come in altri paesi in crisi, se tutti insieme lavoreremo a tale scopo”.
Info:www.unicef.it