860 mila persone in 10 mila organizzazioni attive in tutte le regioni d’Italia.
Queste le cifre del mondo del volontariato sanitario, per la prima volta oggetto di una rilevazione demoscopica anche sul ‘vissuto’ di chi ha usufruito dei servizi sanitari e assistenziali da parte di volontari, oltre che su chi è impegnato in questi interventi.
La ricerca è stata curata, per la società Ilesis, dal sociologo Nadio Delai.
“L’indagine –ha spiegato agli ascoltatori del programma di Radio Padre Pio Oggi per voi –parte dalla constatazione di come l’attuale presenza del volontariato socio-sanitario costituisca uno dei fattori più importanti che entrano in gioco nella tutela della salute della popolazione.
Tanto più che la domanda di assistenza sta aumentando velocemente, a causa delle trasformazioni sociali in corso.
Più persone anziane, più donne al lavoro, più attese di servizi da parte della popolazione costituiscono altrettante spinte verso l’allargamento del ruolo del volontariato: per questo si è voluto fare il punto su tale fenomenologia, assumendo come ottica prevalente quella delle famiglie italiane.
Un’analisi che mette a confronto le esperienze e le opinioni della popolazione da un lato, e quelle dei volontari dall’altro: due punti di vista incrociati tra chi domanda e chi offre servizi di sostegno solidale e gratuito nel campo sanitario e socioassistenziale”.
Dai dati contenuti in questo primo rapporto emerge che in Italia è largamente diffuso un livello di visibilità e di elevata accettazione sociale del ruolo del volontariato, considerato dalla stragrande maggioranza delle famiglie un patrimonio collettivo da coltivare e da reinvestire: tra l’80% e il 90% degli intervistati giudica favorevolmente le esperienze avute direttamente o per sentito dire.
Percentuali di consenso ancora più consistenti si manifestano poi nei confronti del necessario sostegno delle istituzioni verso le organizzazioni di volontariato, secondo una logica di valore integrativo e non sostitutivo del Sistema Sanitario Nazionale.