Nascevano uno stile alternativo di girare l’Europa e un popolo nuovo, gli inter-railer come amano definirsi, che sono allergici alle formule pacchetto di viaggio e rabbrividiscono quando sentono parlare di tutto compreso o voli charter. Alle comodità dell’aereo preferiscono la carrozza di un treno, al comfort di un villaggio vacanze rinunciano volentieri per un ostello o un alberghetto spartano. Perché l’Inter Rail, più che un modo di spostarsi spendendo poco, è una filosofia di vacanza on the road. Insomma l’Inter Rail, un mese di treno a basso costo in giro per l’Europa, il Marocco e la Turchia è, per chi lo vuole, disorganizzazione in una società sempre più inquadrata e asettica. Bisogna notare che esistono diverse scuole di pensiero a seconda del modo di viaggiare in treno: da soli o in compagnia, con o senza macchina fotografica, spostarsi tutti i giorni perché il bello è macinare più chilometri possibile oppure fare tappe un po’ più lunghe per conoscere meglio alcuni luoghi: ognuno ha il suo metodo. Quello che è certo è che sono viaggiatori quasi senza meta, perché il fascino dell’Inter rail consiste nella possibilità di saltare su un treno quando si vuole e lasciarsi trasportare dagli incontri, dalle nuove amicizie, dagli eventi. Nonostante tutto lo spirito dell’Inter rail sopravvive e lo lasciamo diffondersi attraverso un grande scrittore che di certo non ha potuto utilizzarlo, ma che sicuramente l’avrebbe apprezzato: “Per quel che mi riguarda, io viaggio non per andare da qualche parte, ma per andare. Viaggio per viaggiare. La gran cosa è muoversi, sentire più acutamente il prurito della nostra vita, scendere da questo letto di piume della civiltà e sentirsi sotto i piedi il granito del globo appuntito di selci taglienti”. Parola di Robert L. Stevenson, parole per le orecchie degli inter-railer.
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