Lamusà, arzumà, sibrì e hato in lingua morè, giovedì, venerdì, sabato e domenica in italiano.
Questi i nostri giorni di permanenza in Burkina Faso.
Forse pochi, ma certamente significativi per conoscere la vita e le attività della comunità missionaria che da 25 anni opera in terra d’Africa: quella delle Suore Apostole del Sacro Cuore, congregazione religiosa fondata nel 1936 da madre Maria Gargani, figlia spirituale di Padre Pio da Pietrelcina che le fu guida e sostegno, oltre che prezioso e insostituibile consigliere.
Un giubileo importante per l’intera comunità religiosa, ma ancora più importante per suor Ester de Falco e le sue consorelle burkinabè, che in Africa gestiscono le attività di tre missioni: a Ouagadougou, capitale dello stato, a Nanorò e Boussè, due villaggi distanti tra loro poche decine di chilometri.
Un quarto di secolo nel paese definito anche “degli uomini integri”, un tempo denominato Alto Volta, dal 1984 Burkina Faso, vasto territorio del Sahel ad ovest del continente nero.
Che fosse una zona desertica ce ne siamo resi conto guardando dall’oblò dell’aereo che sorvolava quel deserto di terra rossa, che l’Africa mi sarebbe entrata nel cuore l’ho capito appena l’auto di suor Ester ha iniziato a percorrere la strada che dall’aeroporto ci avrebbe portato al villaggio di Boussè. Era come vivere scene e immagini viste tante volte: il paesaggio dai colori caldi, distese di terra che non hanno fine, le donne con i loro caratteristici copricapo, i bambini a piedi nudi per strada…sì l’Africa mi era entrata nel cuore.
Da Ouagadougou a Boussè, il villaggio dove sorge la casa delle suore che ci ospiterà durante la nostra permanenza, si devono percorrere più di 100 chilometri, quasi un’ora di macchina. La strada è asfaltata; il resto del percorso, e ce ne siamo resi conto il giorno seguente, è una grande pista di terra rossa battuta.
«Gli africani sono un popolo in perenne movimento» ci dice suor Gloria Pasquariello, Madre Generale della Congregazione, mentre affascinati continuiamo a guardare dal finestrino del Toyota che ci trasporta.
Il caldo, quello vero, inizia a farsi sentire.
La vocazione delle religiose di Madre Gargani si situa al centro della Chiesa e si pone al servizio della sua missione. Le suore s’impegnano costantemente a propagare la conoscenza e il culto del Sacro Cuore di Gesù e a partecipare al ministero pastorale della Diocesi, con la disponibilità all’impegno apostolico nei luoghi privi di assistenza del sacerdote e in terra di missione.
La straordinaria avventura in terra d’Africa ha avuto il suo inizio il 4 ottobre 1984, quando suor Ester Carolina De Falco, suor Antonina Ricciardi e Suor Luisa Perez atterrano a Ouagadougou, capitale del Burkina Faso.
Tappa numero uno della nostra prima giornata in terra d’Africa: il dispensario “Corrado Valori”.
La temperatura, alle nove del mattino, è già molto alta e l’umidità nell’aria si fa sentire.
Dopo una frugale colazione, a piedi, andiamo a vedere e conoscere il centro sanitario.
E’ dedicato a Corrado Valori, un medico perugino di Città di Castello, scomparso prematuramente dopo una lunga malattia. E’ grazie a lui, e alla generosità dei suoi amici e volontari, se suor Ester ha potuto realizzare il suo sogno: un centro per l’assistenza ai bambini malnutriti.
Grazie all’aiuto economico di amici e benefattori e soprattutto all’energia e all’entusiasmo delle suore missionarie, è stato possibile realizzare sia la trivellazione di pozzi per garantire acqua potabile e dunque un miglior funzionamento del dispensario e sia l’installazione di un impianto fotovoltaico per fornire energia pulita ed economica a tutta la missione di Bousseè.
In Africa non c’è bisogno di sveglie: ci pensano il sole e i suoni della natura: un gallo, un asino e un cane che puntualmente ci danno il buongiorno.
Sabato 3 ottobre. La giornata alla missione inizia all’alba, bisogna partire presto per raggiungere il villaggio vicino dove si svolgerà la celebrazione della santa Messa per festeggiare le missionarie del Sacro Cuore: destinazione Nanorò.
Le suore, Ester Gloria e Florinda sono molto emozionate, è già visibile la commozione nei loro occhi, è una giornata di festa e di gratitudine: 25 anni di presenza in Burkina Faso sono un importante traguardo.
Una lunga, colorata e allegra processione accompagna il vescovo e i sacerdoti concelebranti all’altare, allestito all’esterno della chiesa di Nanorò, troppo piccola per accogliere tutti i presenti, gli amici, il villaggio intero che si è radunato attorno alle suore per fare festa con loro.
Ma c’è un motivo in più per essere felici: la professione perpetua di quattro consorelle burkinabè: suor Ortensia, suor Pasqualina, suor Adele e suor Franzeline.
All’inizio della celebrazione una delegata del comitato organizzativo saluta tutti i presenti. «Il vostro essere qui oggi – ha detto – testimonia l’affetto, l’amore e l’amicizia che avete nei nostri confronti e poi ha ripercorso le tappe fondamentali della storia della presenza delle apostole del Sacro Cuore in terra d’Africa».
Dopo i saluti iniziali, la celebrazione, prosegue tra canti, balli e preghiere.
Che il popolo africano avesse una concezione tutta diversa rispetto alla nostra dello scorrere del tempo l’avrei capito al termine della messa, durata oltre cinque ore.
Nell’omelia il vescovo della diocesi di Koudougou, ha più volte ringraziato le suore che in 25 anni hanno fatto missione. «25 anni di prodigi, di meraviglie e di segni del Signore – ha detto mons. Basile Tapbosa – alzate la testa e non abbiate paura perché il Signore non vi abbandonerà. Grazie per il vostro impegno umano e di evangelizzazione». Auguri auguri auguri ha detto in lingua italiana il vescovo mentre un applauso si levava festoso.
Dopo l’omelia il momento tanto atteso: la cerimonia della professione di suor Ortensia, suor Pasqualina, suor Adele e suor Franzeline. Dopo aver pronunciato il loro sì, la benedizione solenne del vescovo e la consegna della fede, quale segno di appartenenza alla comunità religiosa.
Un abbraccio commosso alle consorelle suor Ester e alla madre generale suor Gloria, testimonia felicità ed emozione.
Suor Ester de Falco in conclusione ha voluto ringraziare personalmente il vescovo Basile Tapsoba per aver celebrato, le autorità intervenute tra cui, motivo di orgoglio la presenza del primo ministro Tertius Zongo, il ministro della salute e quello della solidarietà, gli amici italiani e il villaggio tutto, che con grande entusiasmo ha preso parte alla festa.
«Ringrazio Dio – ha detto suor Ester – per questi 25 anni di grazia, sacrifici, difficoltà, speranze e fede nel Signore che non abbandona mai i suoi figli».
Il giorno dopo la grande festa, nella solennità di san Francesco d’Assisi, mentre le giovani novizie dopo la preghiera quotidiana, alle prime ore del mattino, si spostano nella vicina parrocchia di Boussè per la festa della patrona Santa Teresa del Bambin Gesù, protettrice delle missioni, noi ci ritroviamo nella cappella della casa delle suore per la santa messa, presieduta da fr. Francesco Colacelli, che nella sua riflessione ricorda l’importanza della fedeltà a Cristo e augura alle suore missionarie di continuare nella dedizione più totale al Vangelo.
Durante la nostra permanenza in terra d’Africa, io Giulio e fr. Francesco abbiamo incontrato uomini e donne buoni di cuore, dignitosi nella loro povertà, pronti a sorriderti e a donarti ospitalità, piccoli gesti che ci hanno ricordato realtà che quasi sempre diamo per scontate: la gratuità, l’accoglienza, lo spirito comunitario, le tradizioni e la cultura della propria terra, il rispetto per l’ambiente naturale che ti circonda; ma abbiamo più di ogni altra cosa, capito che quell’esperienza ci sarebbe servita non per dare ma per ricevere. Grazie, mercy, Barkà