Qual è la strada per la vita eterna? “Gesù ha risposto a questa domanda, che brucia nel più profondo del nostro essere, percorrendo la via della croce”.
Con questa profonda affermazione cominciano le meditazioni della Via Crucis del venerdì santo, presieduta per la prima volta da Papa Francesco, e scritte dai giovani libanesi, con il cardinale Béchara Boutros Raï, Patriarca di Antiochia dei Maroniti.
Ogni stazione è preceduta dalle illustrazioni di una Via Crucis del 19° secolo, conservata a Betlemme e realizzata da un artigiano francescano palestinese.
Nelle meditazioni viene spesso richiamata l’Esortazione apostolica post-sinodale di Benedetto XVI Ecclesia in Medio Oriente e riferimenti trati da Santi d’Oriente e dalla liturgia orientale.
La chiamata a seguire il Signore “è rivolta a tutti, in particolare ai giovani e a quanti sono provati dalle divisioni, dalle guerre o dall’ingiustizia e che lottano per essere, in mezzo ai loro fratelli, segni di speranza e operatori di pace”, si legge nell’introduzione.
I messaggi contenuti in questa Via Crucis, sono scritti in un linguaggio suggestivo e poetico, e soprattutto coinvolgono ogni categoria di persone.
Nella XIV stazione, Gesù viene deposto nel sepolcro, i giovani autori delle meditazioni considerano: “Accettare le difficoltà, gli avvenimenti dolorosi, la morte, esige una speranza salda, una fede viva”. E poi concludono: “Abbiamo ricevuto la libertà di figli di Dio per non ritornare alla schiavitù; la vita ci è stata data in abbondanza, per non accontentarci più di una vita priva di bellezza e di significato”.