“Dire di no alla guerra e all’uso delle mine che uccidono e mutilano ogni anno 20,000 persone in almeno 90 paesi nel mondo, non è solo responsabilità dei governi. Tutti noi, anche i più piccoli, possiamo fare qualcosa, e impegnarci a promuovere la pace attraverso le nostre azioni.”
E’ con questo impegno e proposito che ogni giorno la Campagna Italiana Contro le Mine svolge le sue attività cercando di mantenere alta l’attenzione delle istituzioni e della società civile sul problema delle mine antipersona, sulle loro vittime e sostenendo dei progetti di sminamento.
Nasce così il progetto il Trattato dei Giovani contro la Guerra e ha raccontarci in che cosa consiste, ai microfoni di Tele Radio Padre Pio abbiamo ascoltato la testimonianza di Simona Beltrami, coordinatrice italiana della Campagna.
“Song Kosal, una ragazza cambogiana sopravvissuta allo scoppio di una mina all’età di 6 anni – racconta Simona Beltrami – ha avviato nel 1998 una raccolta di firme tra giovani e ragazzi su un messaggio semplice ma fondamentale: Non vogliamo più guerre, non vogliamo più mine, né vittime delle mine, e ci impegniamo a promuovere la pace. Nel giro di 3 anni, più di 250.000 giovani di tutto il mondo avevano risposto all’appello di Song Kosal.
Quando aveva sei anni, Song Kosal perse la gamba destra dopo aver messo un piede su una mina nascosta nella risaia in cui stava lavorando con la madre. Song Kosal può camminare solo con l’aiuto di una stampella, ma ha deciso di reagire diventando, all’età di 12 anni, un’attivista della campagna mondiale contro le mine.
Il progetto: Trattato dei Giovani contro la Guerra serve per raccogliere firme e adesioni di tutti coloro che credono in questo progetto e possono aiutarci.Le firme raccolte vengono consegnate ai Governi che ancora non hanno vietato l’uso delle mine per chiedere loro di farlo, e di impegnarsi a combattere i tragici effetti di questi ordigni. Ricevere migliaia di firme da tutto il mondo spesso aiuta a convincere i Governi a cambiare le proprie decisioni.
Quest’anno sono stati scelti i Governi di India e Pakistan, due Paesi spesso sull’orlo del conflitto, il cui confine comune, lungo quasi 3.000 km, è pesantemente minato“.
Purtroppo ogni anno, 20,000 persone vengono uccise o mutilate dalle mine, nei campi, sulle strade, nei villaggi e circa il 20% delle vittime sono bambini. Almeno 82 paesi sono “inquinati” dalle mine e da ordigni inesplosi. Anche quando una guerra finisce, le mine rimangono attive per anni. Nascoste nel terreno, continuano a uccidere e a mutilare. 141 paesi al mondo si sono impegnati a proibire l’uso, la produzione, il commercio e l’immagazzinamento delle mine: sono gli stati che hanno aderito alla Convenzione di Ottawa per la messa al bando delle mine. Altri 9 paesi hanno dichiarato l’intenzione di farlo. All’appello mancano 47 stati, tra cui alcuni dei principali produttori e utilizzatori di mine, come Stati Uniti, Russia, Cina, India e Pakistan.
Ogni 20 minuti una mina esplode – conclude Simona Beltrami e accade così lontano da noi che nessuno può sentire il suo boato, né il pianto dell’ennesima vittima, né il dolore di una vita spezzata.
Ci siamo impegnati molto per raggiungere importanti risultati e continuiamo ad impegnarci affinché il mondo sia veramente libero dalle mine e dai loro effetti”.
Per informazioni:
e-mail: info@campagnamine.org