Era il 13 settembre 1987
E’ stata un’attesa lunga, trepida, soffusa di timore di certezze. Poi, finalmente, poco prima delle 22, l’azzurro lampeggiare di un’auto della polizia segnala la sua presenza che viene salutata da una corale ovazione.
Circa duemila giovane scandiscono ritmicamente il nome di Madre Teresa. Ad essi si uniscono ben presto gli altri diecimila pellegrini giunti da ogni parte, per l’occasione a San Giovanni Rotondo. I riflettori cercano tra la folla e puntano su di gruppo che avanza. Lei, la madre di Calcutta, due suorine indiane, Monsignor Fagiolo, Monsignor Vailati, il padre provinciale e qualche altro. Quando giunge sul palco allestito all’interno di quella stupenda conchiglia al Parco del Papa che alcuni mesi prima aveva accolto il Santo Padre Giovanni Paolo II, saluta quella marea di gente con le mani giunte, inchinandosi riverente.
Dal suo volto, segnato dall’età e dalle fatiche, trasparenza serenità interiore. Indossa, sull’inconfondibile sari bianco orlato di blu, uno scuro golf di lana. È sbottonato, per cui si intravede sulla spalla sinistra una piccola croce. L’immagine di Gesù è rivolta non a caso, verso l’interno. La sua figura esile, quasi eterea, evanescente, è curva. Quante volte quella schiena si è chinata sui poveri infermi, per lavarli e per dare loro da mangiare e da bere, o sui moribondi di Kalighat, su quei corpi smunti e sfiniti, raccolti lungo le strade per accoglierli nelle sue case della carità.
Avvalendosi di un interprete parla alla folla in inglese. Parla dei bambini non nati, distrutti dai loro genitori, dei bambini poveri che hanno fame. Tocca il cuore di tutti. Con tenerezza dice che è bello vedere due giovani che si amano. Poi alza la voce lancia il suo messaggio alla gioventù: “non sciupate l’amore con l’impurità”. Un interminabile applauso dice che i giovani, ormai sono stanchi della materia.
È proprio la sete di spiritualità che li ha spinti, entusiasti nei luoghi di padre Pio. Le loro anime ora sono sintonizzate con quella di Madre Teresa ed avvertono davvero il desiderio di un amore puro fresco e delicato.
Al termine del suo discorso essenziale, toccante, Madre Teresa raggiunge il convento dei cappuccini. Al superiore del convento, Padre Marciano Morra, chiede di andare in chiesa. Nella penombra del Santuario si china sul pavimento in atto di adorazione e resta per un po’ a pregare. Donna d’azione, ma donna di preghiera. Si alza ogni mattina alle 4 per fare l’esercizio della Via Crucis, lavora e prega tutto il giorno e si ritrova a dormire all’una di notte. Cristo è il suo modello, anzi Gesù come lo preferisce chiamare. L’amore verso Dio, l’amore verso il prossimo sono le uniche ragioni della sua vita.
Poi scende in cripta, in ginocchio sulla tomba di Padre Pio, due anime gemelle: Padre Pio e Madre Teresa. Due comunicatori che sono riusciti a coinvolgere le anime attraverso la preghiera e l’impegno sociale in opere caritative.
Nel settembre del 2012 in occasione del XXV anniversario della visita di Madre Teresa a San Giovanni Rotondo, i frati minori Cappuccini hanno organizzato alcuni eventi commemorativi: celebrazioni, conferenze e un mosaico dell’artista veronese Albano Poli, collocato nel Santuario.