Con grande partecipazione da parte dei fedeli, si è concluso il pellegrinaggio delle reliquie del corpo di San Camillo de’ Lellis, ripartito alla volta di Roma per tornare alla sua sede, la chiesa di Santa Maria Maddalena. Il trasferimento è avvenuto in elicottero, messo a disposizione dal Corpo Forestale dello Stato. Sono stati sei giorni, dal 31 gennaio al 5 febbraio, trascorsi in compagnia di un Santo, amatissimo nella nostra diocesi, cui sono dedicati una parrocchia e l’ospedale a Manfredonia. Perciò, grande gioia ed emozione hanno preparato e accompagnato lo svolgersi di questo evento di grazia, nel ricordo e nella celebrazione della conversione di San Camillo, avvenuta il 2 febbraio del 1575 sulla strada che collega Manfredonia e San Giovanni Rotondo.
Proprio il pellegrinaggio dei fedeli il 2 febbraio al luogo, un po’ impervio da raggiungere a piedi, dove una alta croce e una lapide testimoniano la sua conversione, è stato uno dei momenti più toccanti e commoventi dell’intero programma. Tutta la città di Manfredonia si è riunita per accogliere, il 31 gennaio, le reliquie che hanno percorso, in corteo, le strade fino a sostare davanti alla chiesa di san Domenico, dove si racconta che San Camillo abbia chiesto l’elemosina e dove il Sindaco e le autorità hanno rivolto il loro saluto. In un tripudio di folla e con il suono delle campane a festa, la processione è proseguita fino in cattedrale per la venerazione pubblica. Stessa gioia e commozione a San Giovanni Rotondo, all’arrivo del corpo di San Camillo, nel pomeriggio del 2 febbraio, che ha sostato presso le Chiese di San Leonardo e di San Giuseppe Artigiano, fino al giorno 3. Ma uno dei momenti più significativi si è vissuto quando, la mattina del 4 febbraio, il corpo è stato trasferito nella cappella dell’ospedale Casa Sollievo della Sofferenza: il santo che ha offerto la sua vita per la cura dei malati, si trova ora in mezzo a loro, a dar loro speranza e fiducia,a consolare le loro pene e ascoltare le loro suppliche. Si sono susseguiti, celebrazioni, incontri, convegni, veglie, rievocazioni nel segno di questo grande gigante della fede, che ha messo al centro della sua preghiera e della sua missione il malato, in cui egli vedeva la presenza fisica e sacramentale di Gesù Cristo.
Un santo vissuto più di quattrocento anni fa, ma che è un modello attualissimo per la Chiesa e per i giovani di oggi: la sua opera a favore dei sofferenti e dei malati, visti non come un peso sociale, ma luogo di incontro con Dio, insegna a considerare la vita come un dono da rispettare e tutelare, dalla vita nascente fin all’ultimo respiro. Invita a passare dalla logica dello scambio a quella del puro dono di sè all’altro, a considerare la fede in Dio, inscindibilmente unita alla carità verso i bisognosi, a ricordarsi che aiutare e soccorrere i malati mostra il grado di civiltà e di progresso morale di un popolo.