L’AIRC, l’Associazione italiana per la ricerca sul cancro, rinnova anche quest’anno l’appuntamento con "Le Arance della Salute”, la campagna di sensibilizzazione e raccolta fondi per ribadire l’importanza della corretta alimentazione nella prevenzione dei tumori. In 1.750 piazze e 563 scuole saranno disponibili oltre 290.000 reticelle di arance rosse italiane, coltivate in Sicilia, Calabria e Sardegna, per sostenere concretamente il lavoro dei ricercatori. Con questo appuntamento si apre ufficialmente il cinquantesimo anniversario dell’AIRC, cinquant’anni di impegno nella ricerca, per combattere questo terribile male. L’arancia rossa, simbolo dell’alimentazione sana e protettiva, è stata scelta dall’AIRC per le sue proprietà: essa contiene, infatti, gli antociani, pigmenti naturali dagli straordinari poteri antiossidanti e circa il quaranta per cento in più di vitamina C rispetto agli altri agrumi.
«Gli studi – si legge nel comunicato – confermano che quasi il 70 per cento dei tumori potrebbe essere prevenuto o diagnosticato in tempo se tutti avessimo stili di vita corretti e aderissimo ai protocolli di screening e diagnosi precoce. Quattro tumori su dieci in Europa sono provocati da stili di vita scorretti e da fattori ambientali. Tra le patologie più frequenti i tumori al seno, colon e prostata. In Italia ogni anno 52.000 persone ricevono una diagnosi di tumore al colon, 48.000 donne di tumore al seno, 36.000 uomini di tumore alla Prostata. Il nuovo allarme arriva dagli Stati Uniti, afferma Antonio Moschetta ricercatore AIRC e professore dell’Università di Bari: “L’American Society of Clinical Oncology” ha recentemente pubblicato sul Journal of Clinical Oncology, la rivista più autorevole per l’oncologia medica mondiale, una dichiarazione sul ruolo dell’obesità nel cancro, sottolineando la stretta relazione tra obesità addominale, maggiore incidenza di tumore e abbassamento dell’età dei soggetti malati. Inoltre i dati sul tumore del seno, colon retto e prostata chiariscono che la presenza di obesità addominale al tempo della prima diagnosi riduce fino al 75% la capacità di rispondere ai protocolli di terapia e di guarigione a 5 anni dalla diagnosi per alcuni casi, ad esempio per le donne in pre-menopausa per tumore al seno».