(ph. SERGIO PANCALDI per gentile concessione)
«Ci hanno chiamato folli, ma il giorno della partenza alla stazione si sono presentati anche quelli che non volevano venire, chiedendomi se ci fosse posto». È soddisfatta Marisa Martella, presidente Unitalsi della sezione Sicilia Orientale, le brillano gli occhi e sorride. Ha raccontato che dalla sua Isola sono arrivati a Roma venerdì mattina con un treno speciale e che grazie a questo hanno potuto accompagnare in udienza da Papa Francesco tanti ammalati. Un momento unico e significativo per gli oltre 5mila unitalsiani, tra volontari e persone in difficoltà, che sabato 9 novembre hanno gremito l’aula Paolo VI, per salutare, ascoltare e abbracciare il successore di Pietro. A 110 anni dalla sua fondazione l’UNITALSI ha celebrato questo traguardo con un convegno nazionale a Roma per dire “grazie” a Papa Francesco e «consegnare nelle sue mani la storia e le storie di questi 110 anni … e il desiderio di essere un’associazione di Chiesa, perché l’unica luce del nostro passato, presente e futuro è Gesù Cristo», come ha detto nel discorso iniziale il presidente nazionale Salvatore Pagliuca.
“Papa Francesco unitalsiano come noi”, un messaggio chiaro e ricco di affetto scritto su di uno striscione da stadio con vivaci colori e dedicato a un Pontefice che ha già conquistato tutti. Entrando nell’aula vaticana, quel sabato di inizio autunno, si era come travolti da una ventata di allegria. Sui visi dei malati l’emozione dell’attesa, negli sguardi dei volontari l’impaziente gioia di vedere quell’uomo, vestito di bianco, che fin dall’inizio del suo pontificato ha esortato a prendersi cura dell’altro, del prossimo.
“Essere Unitalsi è essere Chiesa”, “L’Unitalsi mi ha cambiato la vita”, “Con l’Unitalsi ho imparato che anche un sorriso può essere utile”. Federica, Rita e Giusy, tre testimoni del cammino che l’Associazione dei treni bianchi ha percorso fino a oggi, tre storie di speranza e condivisione, tre frasi pronunciate pochi minuti prima che il Papa facesse in suo ingresso nell’aula Paolo VI. Il giorno dell’udienza con il Santo Padre, l’Unitalsi ha voluto dare valore a una giornata, già di per sé speciale, con le testimonianze di Federica Bresci, mamma di un bambino speciale di nome Andrea, Rita Coruzzi, che a Lourdes ha ritrovato la fede, e Giusy Versace, che dopo un tragico incidente ha perso le gambe ma non la speranza.
«Inquadrando il totale, vedo un misto meraviglioso di sofferenza e gioia … presidente Pagliuca organizzi un treno che ci contenga tutti, andiamo a Lourdes per tornare migliori». Lo ha detto Pupi Avanti, invitato a raccontare la propria esperienza di fede, durante la tavola rotonda che ha preceduto l’arrivo del Santo Padre, definito dallo stesso «il Papa più gioioso della storia, un “jazzistico” perché come improvvisa lui…». Insieme al regista hanno testimoniato la bellezza dell’incontro con Gesù, Maurizio Lupi, ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Francesca Immacolata Chaouqui, componente della Commissione per la riforma economico amministrativa della Santa Sede, Damiano Tommasi, presidente Associazione Italiana Calciatori, il pallavolista Andrea Lucchetta e Luigi Varratta, prefetto di Firenze.
«L’Unitalsi è chiamata a essere segno profetico e andare contro questa logica mondana, la logica dello scarto, aiutando i sofferenti ad essere protagonisti nella società, nella Chiesa e anche nella stessa associazione – ha detto Papa Francesco nel suo discorso – cari fratelli e sorelle ammalati, non consideratevi solo oggetto di solidarietà e di carità, ma sentitevi inseriti a pieno titolo nella vita e nella missione della Chiesa».
Più delle parole a lasciare il segno sono stati i gesti: Papa Francesco ha incontrato, benedetto, accarezzato, abbracciato e baciato più di 600 ammalati, giovani, bambini e anziani. Per ciascuno di loro ha avuto una parola di conforto e un sorriso, ha guardato negli occhi, ascoltato le richieste di ognuno e a tutti ha chiesto di pregare per lui.
Tra le istantanee che gli occhi dei presenti hanno catturato, ecco un giovane che si è sfilato dal collo la sciarpa colorata con la scritta Unitalsi e sorridendo l’ha donata al Pontefice; una mamma gli ha chiesto di firmare la sedia a rotelle della sua bambina; e chissà cosa gli ha avrà detto il ragazzo che guardandolo si è poggiato la mano sul cuore. Chissà quali speciali emozioni e ricordi conserveranno di quel momento, quale benefico effetto lo sguardo amorevole e paterno del Santo Padre, ricevuto in quell’occasione, avrà nelle loro vite, già così profondamente segnate dalla sofferenza.
A chi quel giorno c’era rimarrà nel cuore la gratitudine per un incontro di speranza e amore, la bellezza di una giornata di gioia, per sentirsi così incoraggiato a proseguire nel cammino e continuare a scrivere le pagine più significative dell’Unitalsi.