“Com’è vero: quelli che riflettono troppo prima di fare un passo, trascorreranno tutta la vita su un piede solo!”. Parola di don Pino Puglisi, coraggioso parroco del quartiere Brancaccio di Palermo, ucciso per mano della mafia il giorno del suo compleanno, era il 15 settembre del 1993 e proclamato beato e “martire della fede e della carità educativa” lo scorso 25 maggio.
Da ormai vent’anni uno dei quartieri più difficili del capoluogo siciliano Brancaccio appunto, è orfano del suo parroco, di “3P” così come veniva chiamato e conosciuto padre Pino Puglisi. Ma nonostante la sua assenza fisica, i frutti nati dal suo essere sacerdote, educatore, amico e fratello continuano a dare speranza a coloro che sanno che “…se ognuno fa qualcosa – come diceva don Pino – allora si può fare molto”.
Figlio di un calzolaio e di una sarta, preferiva avere il frigorifero vuoto e il serbatoio della sua utilitaria pieno, per raggiungere in qualsiasi momento chiunque avesse bisogno di lui. Era mite e cocciuto […] e fra pregi e difetti ebbe però certamente una dote straordinaria: la coerenza.
A raccontare questo, nel libro “Pino Puglisi, il prete che fece tremare la mafia con un sorriso (ed. Rizzoli), è stato Francesco Deliziosi, giornalista del “Giornale di Sicilia”, che ha conosciuto don Pino al liceo, per poi seguirlo e sostenerlo nelle sua esperienza nella parrocchia San Gaetano a Brancaccio.
Il Centro di Accoglienza Padre Nostro – onlus, la parrocchia di San Gaetano, la città di Palermo ed altre realtà educative del territorio siciliano, dal 10 al 16 settembre faranno memoria della sua testimonianza, con una serie di iniziative sociali, convegni, spettacoli, veglie di preghiera e concerti di musica sacra, per rendere memoria a un “uomo di Dio” che mai è stato contro qualcuno o qualcosa, ma sempre pronto al dialogo e al confronto.