Padre Pio Capuano dal convento di San Marco la Catola con la rubrica "sotto la Croce si impara ad amare" ha incentrato la sua riflessione sui tanti interrogativi dei devoti di San Pio. Quale significato hanno i sogni nella nostra vita?
Il pensatore Breitenbach: “Gli uomini hanno bisogno di sogni: sogni per vivere, sogni per sopravvivere. Soprattutto, i cristiani hanno bisogno di sogni. Non ci fossero sogni nella Chiesa, non ci sarebbe neppure il Vangelo!”. Chi non ha dei sogni, è una creatura incapace di percepire orizzonti e prospettive, piú ampi. Tuttavia, alcuni, attraverso i sogni, cercano di evadere la realtà. Il sogno, invece, deve stimolare a vincere la pigrizia, impegnandosi piú seriamente, per realizzare piú vere e profonde volontà, che giacciono nel cuore dell’uomo! Il sogno, nel campo cristiano, è necessario, perché dà maggior slancio nella vera libertà, coraggio nell’avventura, impegno nel cambiar il mondo, incominciando, però, da se stesso! Guai se non avessimo un sogno, cioè una meta piú alta, diventeremmo dei “ragionieri” freddi, interessati e calcolatori.
Perché i sogni? Questo è un primo interrogativo. Il filosofo greco Socrate (Atene 469- ivi 399 a. C.) sosteneva che i sogni rappresentassero la voce della propria coscienza. Voltaire (pseudonimo di Francesco Maria Arouet, Parigi 1694- ivi 1778) non li prendeva in considerazione, giudicandoli conseguenze casuali d’indisposizioni fisiche. Invece, lo psicoanalista austriaco Sigmund Freud (Freiberg 1856- Londra 1939), li definiva “la strada maestra per l’inconscio”. In realtà, nonostante le varie considerazioni, essi esercitano un fascino irresistibile, anzi, negli ultimi anni, hanno dato origine, non solo a un gran numero di best-seller, a gruppi per la sogno-terapia, ma anche a un notevole aumento di interesse scientifico. Sogni, nel campo scientifico: Quali i risultati? Li presento in parole semplici e sintetiche. I ricercatori sostengono che gli esseri umani sono paragonabili a elaboratori d’informazioni, capaci di prendere in esame un mondo infinitamente complesso, secondo due metodi, ben distinti, che impegnano il cervello. Il primo metodo, tipico dell’emisfero cerebrale sinistro, quello che, di solito, impieghiamo, quando siamo svegli, affronta, con molta efficacia, il continuo bombardamento di fatti, che devono esser giudicati significativi o irrilevanti. Il secondo metodo, che impegna la parte destra del cervello, reagisce piú alle sensazioni che ai fatti oggettivi. Ed è questo, per i ricercatori, il metodo, in base al quale la mente funziona nel sogno. Il cervello, nel sonno, esegue, con molta cura, le sensazioni casuali e le emozioni frammentarie, immagazzinate, nella giornata, ma non riconosciute e non elaborate. Nel sonno esse sono messe in relazione, con le nostre piú intime e segrete immagini di noi stessi.
I 5 sogni: I ricercatori sostengono, inoltre, che molti sogni hanno una conseguenzaabituale, rigidamente stabilita, che consta di 5 sogni. Il 1°, che è il piú breve, ed è, di solito, ambientato nel presente: è una specie d’introduzione. Spesso, concerne un problema, che assillava, prima di addormentarsi, e costituisce il tema-base, per i sogni seguenti. Il 2° e 3°, di solito, riguardano il passato. Il 4° è spesso proiettato nel futuro e riguarda l’appagamento di qualche desiderio. Il 5°, che, per quasi tutti, è l’ultimo della nottata, ha origine dal materiale di quelli precedenti, formando un gran finale, ambientato nel presente. In poche parole: Il sogno è una sorta di terra di nessuno, un porto franco, in cui il conscio e il subconscio s’incontrano.
Sogni nella Bibbia: Nella Bibbia, spesso, il Signore rivela la sua volontà, mediante i sogni, anzi, sembra quasi che i sogni siano la via, da lui, preferita, per comunicare con gli uomini. Nel I Testamento, con molti particolari, sono ricordati i sogni di illustri personaggi: Abramo, Giacobbe, Giuseppe, Gedeone, Samuele, Salomone, Daniele, ecc… Quale il motivo? Ce lo dice Giobbe: “Dio parla in un modo o in un altro, ma non si fa attenzione. Parla nel sogno, visione notturna, quando cade il sopore sugli uomini e si addormentano sul loro giaciglio; apre allora l’orecchio degli uomini e con apparizioni li spaventa, per distogliere l’uomo dal male e tenerlo lontano dall’orgoglio, per impedirgli di cadere nella fossa” (Gb 33, 14-18). Attenzione: Ci possono essere degli uomini, che si fanno ritenere, come sognatori di Dio, per ingannare la gente, perciò, Dio richiama l’attenzione, tramite i veri profeti: “Non vi traggano in errore i profeti che sono in mezzo a voi né i vostri indovini; non date retta ai sogni, che essi sognano, poiché con inganno essi parlano, nel mio nome: non li ho inviati” (Ger 29, 8-9; cf Ger 27, 9; Dt 13, 2-4; Zc 10, 2-3). II) Nel II Testamento, prendo in consideraziones. Matteo solo, nei tre sogni di Giuseppe: a) Prima della nascita di Gesú: “Gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa, perché quello che è generato in lei, viene dallo Spirito santo»” (Mt 1, 20); b) Ugualmente, dopo la nascita di Gesú, “un angelo del Signore gli apparve di nuovo in sogno e gli disse: «Alzati, prendi con te il bambino e sua madre e fuggi in Egitto, e resta lí, finché non ti avvertirò, perché Erode sta cercando il bambino per ucciderlo»” (Mt 2, 13); c) E, finalmente, per la terza volta, “un angelo del Signore gli apparve in sogno, in Egitto, e gli disse: «Alzati, prendi con te il bambino e sua madre e va’ nel paese d’Israele; sono morti coloro che insidiavano la vita del bambino»” (Mt 2, 20). Lo stesso s. Matteo, riferisce anche che, durante la passione di Gesú, la moglie di Pilato, mentre egli era seduto in tribunale, gli mandò a dire: “Non avere a che fare con quel giusto, perché oggi fui molto turbata in sogno, per causa sua” (Mt 27, 19). Negli Atti degli apostoli, infine, sono segnalati visioni notturne, da parte di Anania (cf At 9, 10-12) e di Paolo (cf At 16, 9; 18, 9).
Padre Pio da Pietrelcina ha sognato?”. Come tanti altri santi, anche p. Pio ha sognato.
Nella storia della Chiesa, tanti santi hanno sognato e scossi dal sogno hanno realizzato quello che per gli altri erano delle utopie, cioè delle cose irraggiungibili. Ricordiamo, in modo speciale, i famosi sogni di s. Giovanni Bosco, come anche quello di s. Francesco d’Assisi PG (1182-1226), dopo la sua liberazione dalla prigionia di Foligno PG. Racconta s. Bonaventura da Bagnoregio VT (1221-1274): “Di lí a poco, si mise in viaggio; ma, appena giunto nella città piú vicina (Foligno), udí nella notte il Signore, che, in tono familiare, gli diceva: «Francesco, chi ti può giovare di piú: il signore o il servo, il ricco o il poverello?». «Il signore e il ricco», rispose Francesco. E, subito, la voce incalzò: «E, allora, perché lasci il Signore per il servo; Dio, cosí ricco, per l’uomo, cosí povero?». Francesco, allora: «Signore, cosa vuoi che io faccia?». Rispose il Signore: «Ritorna nella tua casa, perché la visione, che tu hai avuto, raffigura una missione spirituale, che si deve compiere in te, non per disposizione umana, ma per disposizione divina»” (FF 1032).
Come s. Francesco, anche p. Pio ha trasformato il suo sogno, quello di diventar frate, in realtà. Egli racconta questo suo sogno, in un tema, dal titolo “Curioso sogno di un pastorello”. Ecco cosa ha scritto Francesco Forgione, il prossimo p. Pio: “Fernando era un povero pastorello, che agitava in mente di farsi frate; ma i genitori erano poveri e non potevano corrispondere alla sua intenzione. Egli una notte, mentre dormiva saporitamente, sognò di esser in monastero, vestito già da frate. Parevagli fosse quello il primo giorno che passasse colà, e che dopo il refettorio, scendesse in giardino con gli altri novizi, accompagnati dal Padre Maestro. Allora, col permesso di questo superiore, essi si posero chi a giocare alle palle, chi ad innaffiare i fiori, chi a zappare l’orticello; insomma tutti facevano qualche cosa e non si vedeva nessuno che stesse con le mani in mano. Dopo circa due ore di tale occupazione, suonò il vespro, e convenne al pastore-fraticello di andare in chiesa, dove al suono dell’organo ed al canto dei divini salmi, gli scendeva un’immensa gioia nel cuore. Oh com’era felice! Finalmente era stato esaudito il suo desiderio! Ma era un sogno il suo, e purtroppo se ne avvide, quando si destò, perché egli era nel suo lettuccio, come le notti precedenti, mentre il cuore gli gongolava tuttora dalla gioia. Oh la brutta delusione che fu la sua! Al poverino era ancora giocoforza attendere al suo gregge, bearsi al canto dei vari uccelletti, ma non poteva allettare il suo orecchio al mistico suono dell’organo, al canto soave dei salmi divini!” (Componimenti scolastici, 64-65 = agosto 1902). Fernando è lui stesso, deluso, perché non era stato ammesso, tra i novizi di Morcone (BN), per mancanza di posti. b) Per fortuna sua, ma soprattutto di tutti quanti noi, dopo circa 4 mesi, il suo sogno si trasformerà in realtà. Infatti, il 6 gennaio 1903, egli, accompagnato dal suo maestro, Angelo Càccavo, dallo zio Pellegrino Scocca e da d. Nicola Caruso, entra nel convento-noviziato di Morcone BN.
Perché Padre Pio ha potuto realizzare questo e altri sogni? Padre Pio ha potuto trasformare questo e tanti altri suoi sogni in realtà almeno per 3 motivi. Perché si è “abbandonato in Dio, come un bambino, in braccio a sua madre” (Ep. I, 800 = a p. Agostino, 15 agosto 1916). Perché si è affidato a quell’uomo maestoso di una rara bellezza, splendente come il sole” (Ep. I, 1280-1281), e perchéha collaborato con il Signore per la salvezza dei fratelli, come scrive lui stesso: “Ho lavorato e voglio lavorare; ho pregato e voglio pregare; ho vegliato e voglio vegliare; ho pianto e voglio piangere, per l’umanità bisognosa e sofferente”. (Ep. I, 1243).
Quali sono stati i sogni per i fratelli, nel campo materiale? L’uomo è formato di anima e corpo, perciò p. Pio si è impegnato per l’aiuto all’uomo integrale, nei due campi. Nel campo materiale: “Nel fondo di quest’anima parmi che Dio vi ha versato molte grazie rispetto alla compassione (= patire insieme) delle altrui miserie, singolarmente in rispetto dei poveri bisognosi. La grandissima compassione che sente l’anima alla vista di un povero le fa nascere nel proprio centro un veementissimo desiderio di soccorrerlo, e se guardassi alla mia volontà, mi spingerebbe a spogliarmi perfino dei panni per rivestirlo” (Ep. I, 462-463 = a p. Benedetto, 26 marzo 1914). Per i poveri: opere sociali: Centro di addestramento professionale, Circolo di cultura francescana, con la rivista il «Fraticello», Scuole materne: S. Maria delle Grazie, S. Francesco d’Assisi, Pace e Bene! Per i malati: Ma il sogno di p. Pio ha raggiunto la sua massima espressione, nella realizzazione della clinica “Casa sollievo della sofferenza”. I dottori Sanguinetti e Sanvico gli chiesero: “Padre, come volete intestare la vostra opera?”. Pensò un istante e, poi, rispose: “Sogno una grande clinica, ove si possa sollevare le sofferenze fisiche e morali dei miei fratelli; con la preghiera e la sofferenza mi è dolce, infinitamente dolce, soffrire, per giovare ai fratelli d’esilio. Dovrà chiamarsi Casa sollievo della sofferenza”. P. Pio quella clinica l’aveva sognata, tante volte. Infatti, spesso, prima di uscire dal coro della chiesetta, già negli anni ’20, per ritornare nella sua celletta, la n. 5, o per fare due passi, nel giardino del convento, si fermava davanti alla finestra e guardava la brulla collina o montagna, ove ora sorge la “Casa sollievo della sofferenza”. Guardava, per poco o, altre volte, a lungo, quel luogo e sorrideva. In quei minuti, certamente, egli contemplava il sogno, da lui, vagheggiato da tanto tempo: su quella brulla e arida pietraia, vedeva la cittadella del “sollievo della sofferenza”. Quel suo sogno, immesso nell’abbandono fiducioso in Dio, è diventato realtà: una realtà meravigliosa, piú grande e bella di quella che p. Pio stesso aveva, in parte, immaginata.
Quali i sogni per i fratelli, nel campo spirituale? Il sogno di p. Pio per i fratelli, nel campo spirituale, era quello di liberarli dal peccato, perché, come lui stesso scrive: “La maggior carità è quella di strappare anime avvinte da satana, per guadagnarle a Cristo. E questo io faccio, assiduamente, e di notte e di giorno” (Ep. I, 1145-46 = a p. Ben, 23 ott 1921). Con la sua salita al cielo, il suo compito non è terminato, anzi, come lui stesso diceva: “Dopo potrò fare di piú!”. Egli, ora, sta “alla porta del paradiso, finché non vi entra l’ultimo dei suoi figli!” (A. P. P). Il suo piú grande sogno?: “Desidero che i miei figli spirituali siano tutti, assolutamente, salvi in paradiso!”. Per questa finalità, alle anime, piú vicine a lui, raccomandava caldamente: “Aiutatemi a soffrire! Aiutatemi a salvare le anime! Non chiedete nulla, per voi stessi, ma tutto per le anime, perché queste si salvino!”. Queste parole sono per noi, suoi figli spirituali, una splendida assicurazione, per trovare lui, alla porta del paradiso, a condizione, però, che, come diceva lui, non gli facciamo fare brutta figura. Infatti, a chi gli chiedeva: “Padre, mi accetti, come tuo figlio spirituale?”, rispondeva: “Sí, però non farmi fare brutta figura!”. Allora, noi, i suoi figli spirituali, rinnoviamoci interiormente, “trasformando il nostro cuore, in una grotta benedetta, dove Gesú possa rinascere e il prossimo incontrarsi con Dio!” (cf P. Pio Capuano, Litania a p. Pio 334).
gurada la puntata: http://youtu.be/a9C0LqrbRHU