Il viaggio sul treno bianco con i giovani dell’Unitalsi è un’esperienza che ti scompiglia il cuore e i pensieri.
Non importa che ti conoscano da un’ora o da una vita, non importa che sia il tuo primo o ventesimo pellegrinaggio, loro ti accolgono con indescrivibile entusiasmo. Li senti cantare, suonare, pregare, ridere e scherzare tra di loro, li vedi prendersi cura del fratello in difficoltà e al servizio di chi è accanto a loro, riconosci il calore e l’affetto che li lega, e tutto questo ti fa sentire già a Lourdes.
I giovani Unitalsi hanno dato un significato forte al loro pellegrinaggio: incontrare, conoscere e per-correre le periferie geografiche ed esistenziali del nostro tempo. Una consapevolezza testimoniata fin dal viaggio in treno, durante il quale hanno indossato le colorate felpe “Made in grotta”, realizzate, in esclusiva per l’Unitalsi, dai detenuti della casa circondariale romana di Rebibbia. Indossando la felpa durante il pellegrinaggio, ogni giovane ha portato con sé la storia e l’esperienza di ciascun detenuto, testimoniando quanto anche l’emarginazione, il disagio e la solitudine dell’altro siano ferite di cui è necessario farsi carico. In cammino con i giovani Unitalsi, sul treno verso il santuario mariano dei Pirenei, anche suor Sabrina e suor Monica, apostoline della comunità di Castelgandolfo, impegnate nel servizio dell’evangelizzazione della vita come vocazione, con uno sguardo privilegiato verso i giovani, protagonisti nella ricerca di un significato per la propria vita.
Le religiose, accompagnate da due novizie, durante il viaggio, hanno invitato i giovani dell’Unitalsi a interrogarsi su cosa significhi per ciascuno di loro “sentirsi liberi”. Liberi di credere che non siamo soli se abbiamo qualcuno a cui appoggiarci, liberi di credere che l’incontro con l’altro, soprattutto se solo e ammalato, diventa occasione per crescere, perché si è veramente liberi se si utilizza la propria libertà per ciò che è il vero bene. Sul treno con i giovani Unitalsi, a testimoniare che la malattia e la solitudine non fanno paura, quindici residenti delle case famiglia per malati di aids della Caritas di Roma a Villa Glori. Circondati dal calore gioioso dei giovani in cammino, il viaggio verso Lourdes degli ospiti della casa famiglia romana, ha già il sapore della rinascita. La contagiosa energia del pubblico, due giurie, una di qualità e l’altra irriverente, undici cortometraggi e un’atmosfera di allegria e divertimento hanno dato vita alla “Notte degli Oscar Unitalsi”.
Una serata di festa e spettacolo, durante la quale i giovani delle varie sezioni italiane, dando sfogo a creatività artistica e fantasia, hanno presentato i cortometraggi, da loro ideati e realizzati, sul tema #Liberi di credere. A lasciarsi contagiare dall’entusiasmo e dall’energia dei giovani anche Salvatore Pagliuca, presidente nazionale Unitalsi, Dante D’Elpidio, vice presidente, Federico Baiocco responsabile nazionale dei medici e altri amici dell’Unitalsi che, vestendo i panni dei giurati di qualità, hanno votato il loro cortometraggio preferito. Il primo giorno di pellegrinaggio a Lourdes è stato davvero “Un giorno da vivere” come ha cantato Noemi, che con la sua voce ruvida e profondamente coinvolgente si è esibita al pianoforte in un medley dei suoi pezzi più conosciuti, conquistando il pubblico con la sua musica, la sua voce e soprattutto con la sua voglia di essere in cammino con i giovani Unitalsi. Liberi di credere, per vivere un’esperienza di fede e libertà, per riscoprire Gesù quale tesoro prezioso da condividere con gli altri fino alle estreme periferie. I giovani in cammino dell’Unitalsi sanno essere giovani in festa, in preghiera, in meditazione, in testimonianza. La mattina del 7 dicembre, durante una tavola rotonda moderata dalla giornalista Sky Raffaella Cesaroni, i giovani hanno potuto riflettere sul tema della libertà, ascoltando dalla voce dei loro protagonisti, storie legate a esperienze di libertà negata, limitata e ritrovata. Libertà persa a causa di una dipendenza e ritrovata grazie alla fede, come ha raccontato il brasiliano Anthony, con un passato di tossicodipendenza e oggi uomo libero grazie all’incontro con la Comunità Cenacolo che l’ha accolto, ha curato le sue ferite e gli ha ridonato dignità e gioia di vivere. Libertà limitata perché costretto a letto da una malattia. Questa la storia di Luca, privo della libertà di muoversi perché attaccato a un respiratore, ma con una grande libertà interiore che gli permette di amare la vita. Libertà negata dalle sbarre di un carcere, come hanno raccontato i detenuti di Rebibbia, ma liberi di esprimersi attraverso il lavoro e la creatività; libertà ritrovata per aver abbracciato un ideale di vita religioso, come è emerso dalle storie delle clarisse del monastero casertano di Pignataro Maggiore, che anche dietro le grate, vivono liete nel Signore.
“Liberi di percorrere il cammino della fede, pronunciando un eccomi come quello di Maria e di Bernadette, con un sì libero e quotidiano. Tocca a voi cari giovani far risplendere la bellezza della luce di Dio”. Un’esortazione chiara e forte, che mons. Marrucci ha rivolto ai giovani nell’omelia della santa messa domenicale, durante la quale la piccola Ginevra ha ricevuto il battesimo all’antico fonte battesimale dove il 9 gennaio 1844 a Bernadette fu amministrato il sacramento del battesimo. La processione mariana “aux flambeax”, alla vigilia della solennità dell’Immacolata, con le fiaccole accese a illuminare i visi dei pellegrini e le note dei canti mariani a risuonare nell’aria fredda e frizzante di Lourdes, hanno concluso la seconda giornata di pellegrinaggio dei giovani in cammino. L’ultimo di giorno di pellegrinaggio è volato via troppo in fretta: una giornata, scandita dalla preghiera, con la messa mattutina nella basilica di San Pio X, nel giorno della solennità dell’Immacolata Concezione e con l’adorazione eucaristica nella basilica del rosario, animata dal piccolo coro di Mascalucia e presieduta da monsignor Enrico Feroci, direttore della Caritas di Roma, che ha vissuto il pellegrinaggio dei giovani a Lourdes insieme ai residenti e gli operatori delle Case Famiglia romane di Villa Glori. I giovani hanno pregato, cantato e adorato Gesù presente in mezzo a loro. Al termine dell’adorazione, a ciascun giovane è stata donata una piccola spilla a forma di piedi, realizzata dagli ospiti di Villa Glori, quasi a voler simboleggiare che le periferie s’incontrano solo se siamo disposti a fare un passo verso l’altro. Un pubblico interessato ha seguito con attenzione il concerto “Ode alla vergine”, nella chiesa di Santa Bernadette. Un momento durante il quale i partecipati al pellegrinaggio hanno potuto meditare sulla figura della Vergine Maria, attraverso brani di musica sacra dedicati alla Madonna, interpretati dal soprano Antonella Rondinone, accompagnata al pianoforte da Stefania Mobilio.
A guidare il giovane pubblico alla meditazione anche le parole di Don Tonino Bello, con alcuni estratti dal libro “Ci vuole audacia”, in cui il vescovo di Molfetta esorta i giovani a vivere la vita in mondo intenso e a non aver paura di entusiasmarsi e sognare. L’esibizione dell’étoile internazionale Sabrina Brazzo e di Andrea Volpintesta primo ballerino del Teatro Municipale di Rio de Janeiro, sulle note dell’Ave Maria di Schubert e Gounod, ha reso ancora più emozionante il concerto, apprezzato dai giovani che in più di un’occasione hanno applaudito gli artisti. Una giornata, ricca di emozioni, quella dell’8 dicembre che ha trovato nella serata finale la degna conclusione di un pellegrinaggio che ha toccato profondamente i cuori di tutti i partecipanti. Una passerella, arricchita con fiori di cartapesta e luci bianche, ha fatto da scenografia al momento più emozionante della serata: “Io accolgo te” la sfilata di abiti di sposa, indossati da alcuni giovani dell’Unitalsi.
A dare il via alla sfilata il racconto video della commovente storia d’amore di Sergio e Giuliana, due giovani in carrozzina, che hanno scelto di sposarsi superando le difficoltà legate al loro disagio fisico. E poi dicono che nella vita non c’è più poesia… La sfilata è stata un’occasione per ammirare la creatività di Maria D’Andrea, la stilista unitalsiana che ha realizzato gli abiti ma anche per riflettere sul tema della vita affettiva delle persone con disabilità, da non considerare semplicemente come soggetti da assistere ma come protagoniste della loro vita. Un’atmosfera d’incontenibile entusiasmo ha accolto Michele Bravi, giovane talento musicale, con l’X-Factor non solo nella voce ma anche nel cuore. Immediata l’intesa con i giovani dell’Unitalsi, che hanno cantato insieme a lui alcuni dei suoi pezzi più conosciuti.
Flaubert scriveva che Dio è nei dettagli. Uno sguardo, un abbraccio, un sorriso sono dettagli ma se arrivano dai giovani Unitalsi si trasformano in un vortice di emozioni. Non è una mattina come le altre alla stazione di Lourdes. Sotto un cielo grigio, la città pigramente si sveglia. L’atmosfera è elettrica, c’è qualcosa che vibra nell’aria. Sono i cuori dei giovani in cammino, pronti a salire sul treno bianco che li riporterà a casa. Non c’è stanchezza sui loro volti, ma solo felicità per quello che hanno vissuto nei giorni del loro pellegrinaggio nazionale. Cantano, ballano, sventolano le sciarpe colorate, si scattano gli ultimi selfie prima di ripartire… la loro gioia è incontenibile, anche se velata da un po’ di naturale nostalgia per i memorabili momenti trascorsi insieme. Grazie giovani Unitalsi per aver deciso di esserci, grazie per essere giovani in cammino…non accontentatevi mai, ma tentate sempre l’impossibile.