Lo scorso 16 ottobre è stata presentata a Roma la XIª edizione del Rapporto sulla Libertà religiosa nel mondo, pubblicato dalla Fondazione di diritto pontificio Aiuto alla Chiesa che Soffre. Il volume nato nel 1998, sebbene redatto da una fondazione cattolica, non si limita a denunciare le limitazioni alla libertà religiosa subite dalle sole comunità cristiane, ma riporta il grado di tale diritto in 196 Paesi, con riferimento alla condizione dei fedeli di ogni credo. Ognuna delle 196 schede analizza i principali avvenimenti del 2011 e della prima metà del 2012, avvalendosi di fonti locali – ACS finanzia ogni anno oltre 5mila progetti in 145 Paesi – e di diverse pubblicazioni.
Dall’ ultimo rapporto emerge che i Cristiani sono i più esposti alle discriminazioni e alla persecuzione. Per quanto non siano l’unico gruppo religioso a dover pagare il prezzo della propria fede, nel mondo le diverse denominazioni cristiane sono quelle che oggi soffrono maggiormente a causa di limitazioni alla libertà religiosa.
Marta Petrosillo, responsabile dell’uffico stampa di ACS-Italia, in collegamento telefonico durante il programma “In Diretta con Voi” in onda su Padre Pio Tv ha confermato che durante il periodo preso in esame dal rapporto, non vi sono stati miglioramenti nella maggior parte dei paesi in cui già si erano verificate violenze anti-religiose. Ad esempio si è ulteriormente abbassato il livello di tutela della libertà religiosa in Cina – specie per quanto riguarda i Cattolici – con l’intensificazione dei tentativi governativi di assoggettare le diverse comunità religiose al controllo dello stato.
Si riscontra altresì una tendenza positiva in termini di consapevolezza relativa al tema della libertà religiosa nell’opinione pubblica, dovuta in gran parte all’aumento della copertura mediatica e ad una maggiore disponibilità d’informazioni. Se sul piano legislativo si riscontrano passi in avanti, lo stesso non si può dire riguardo alle violenze e alla persecuzione. Perché le minacce alla libertà religiosa non accennano a diminuire.
Destano oggi preoccupazione Paesi che, sotto il profilo della libertà religiosa, godevano nel recente passato di una relativa calma – Tunisia, Libia, Egitto e Siria – e aumenta la pressione dell’estremismo islamico in alcune nazioni africane – Kenya, Mali, Nigeria, Chad – che rischia di destabilizzare gravemente importanti aree del continente.
E continuano a preoccupare in India, le cosiddette ‘leggi anti-conversione", spesso alibi per abusi di potere, in particolare in alcuni Stati indiani, nonostante la Costituzione nazionale riconosca il diritto alla libertà religiosa.
Altrove la situazione appare invece in divenire. In alcuni Paesi ciò è dovuto all’esplodere della cosiddetta Primavera araba, i cui risultati relativi alla condizione delle minoranze non sembrano per ora positivi. In altri per via di cambi della legislazione che hanno portato a conseguenze positive – vedasi il Kirghizistan – o negative come in Tagikistan, dove la nuova legge sulle comunità religiose ha costretto molti cristiani ad emigrare.