Il Dott. Enzo Falcone opera come medico a Da Nang, in Vietnam, dove ha avviato diversi programmi per l’infanzia, la sanità e la formazione. Nel 2001, insieme ad un gruppo di amici, ha costituito l’Associazione “Care The People” di cui è Presidente. L’Onlus ha come finalità il miglioramento delle condizioni di vita in spirito di solidarietà e fraternità nel campo dei diritti umani per l’uguaglianza sociale, la riduzione della povertà, la protezione dell’ambiente. Vi proponiamo alcuni stralci dell’intervista rilasciata ai microfoni di Radio Padre Pio, durante la quale il dott. Falcone ha presentato i vari progetti e raccontato la sua esperienza umana e cristiana.
Come è maturata la scelta di dare vita a un’organizzazione non governativa?
“Con l’Associazione “Care The People” operiamo a Da Nang, nella parte più povera del Vietnam e tra l’altro ogni anno è soggetta a tifoni, inondazioni e quindi lascio immaginare di cosa abbiamo bisogno e di quante siano le necessità di questo popolo. Come Associazione siamo presenti in diversi settori: formazione, infanzia e sanità. Per quanto riguarda la formazione abbiamo delle borse di studio e grazie a dei fondi che siamo riusciti a raccogliere forse riusciremo a costruire una scuola per quattrocento bambini in un villaggio abitato da minoranze etniche. Grazie anche ad altre donazioni riusciremo, a fine gennaio subito dopo la stagione delle piogge, a costruire una casa per accogliere bambini di strada. Il nostro obiettivo è quello di costruire un ambiente sereno per poter dare ai bambini una prospettiva e un futuro.. Abbiamo anche una mensa,che offre cinquecento pasti ai più poveri, ai disabili, ai più sfortunati e speriamo che entro l’anno si possa raddoppiare il servizio con mille pasti al giorno. La nostra speranza, ma anche forse un po’ la nostra ambizione , è quella di portare queste mense anche in altre zone povere del Vietnam. Abbiamo poi dei progetti sanitari…Siamo partiti qualche hanno fa con un piccolo ambulatorio dedicato alla memoria di Carlo Urbani. Questi progetti stanno crescendo e sempre più riceviamo volontari medici che dedicano le proprie vacanze, gratuitamente, ai nostri progetti. Pochi giorni fa siamo riusciti a fondare una cooperativa con sessanta disabili che produrranno abbigliamento. Abbiamo costruito case per i senza tetto, per i poveri… Pensate che con poco si riesce a dare ad una famiglia una casa con acqua, luce e servizi igienici… tutto ciò che noi diamo per scontato ma che non è scontato per chi vive in situazione di disagio e povertà. Ci sono poi corsi di formazione professionale per donne disagiate. In questo modo si tenta di offrire una opportunità di lavoro a donne in condizioni economiche particolarmente disagiate, attraverso l’organizzazione di corsi di taglio e cucito, computer, lingue straniere, la costituzione di cooperative di lavoro, l’erogazione di microcrediti per avviare o potenziare piccole attività economiche e di Microimprenditoria“.
Mentre Enzo racconta la sua esperienza umana e professionale, cercando di aiutare tutti noi a comprendere la situazione drammatica in cui vivono determinate persone, il tecnico audio suggerisce la canzone scritta da Luca Carboni e interpretata da Jovanotti: “O’ è Natale tutti i giorni…o non è Natale mai”…quasi a sottolineare che il Natale si avvicina e forse dovremmo imparare ad essere tutti più buoni… Per molti il Natale rappresenta la festa più bella dell’anno ma se qualcuno vicino o lontano a noi soffre, beh, allora per me, per voi, non può esserlo più di tanto…. Il cristiano non celebra il “Natale” solo il 25 dicembre… ogni giorno è un giorno importante per ricordarci come diceva Madre Teresa di Calcutta che “Il frutto della fede è l’amore, il frutto dell’amore è il servizio”
“Mi chiedo come mai si fa tanta fatica a cambiare la società, a cambiarla in meglio…” – Continua il dott. Falcone – “Credo che la nostra debolezza consiste nel fatto che noi viviamo la forma più esteriore del messaggio di Cristo. Non siamo abituati ad assumerci delle responsabilità e forse viviamo con l’idea dell’impotenza… Invece non è così. Insieme si può cambiare. Se impariamo ad assumerci delle responsabilità quotidianamente verso gli altri e noi stessi, anche con piccoli azioni, potremmo incidere sulla grande storia… – Perché “la povertà non è una fatalità”… – “Purtroppo questa è una cosa che mi ha sconvolto tanto…Secondo statistiche realizzate negli stati Uniti le 250 persone più ricche del mondo possiedono nell’insieme un patrimonio di oltre mille miliardi di dollari: una cifra pari al reddito annuale del 47 per cento più povero della popolazione mondiale. I nostri consumi alimentano un sistema economico insostenibile, che aumenta le disuguaglianze, esaurisce le risorse, inquina la Terra. Le politiche orientate alla massimizzazione dei consumi rendono vittime intere popolazioni del sud del mondo deboli di fronte alla globalizzazione dei mercati. Dobbiamo “demarketizzare” la nostra vita. Ci fanno credere che è meglio usare il tempo per fare acquisti, anziché dedicarsi alle relazioni, ai figli, a spendere le proprie energie per una buona causa come ad esempio il volontariato. Ora il mio sogno è quello di costruire la città dei ragazzi…dove bambini e giovani possono vivere ma anche semplicemente passare il loro tempo libero. Spero prima o poi di realizzarlo…”
Un’esperienza di volontariato che si trasforma in una scelta definitiva di vita dedicata al prossimo bisognoso. Hai mai avuto qualche ripensamento …?
“Devo ringraziare mio padre che è stato il primo a sostenermi in questa scelta quando, 20 anni fa, partii per la prima volta per l’Africa. Ero un giovane medico, impaurito da questa grande esperienza e soprattutto ero ancora allettato dalla carriera, dalla vita comoda in Italia e dalle prospettive lavorative … No, non ho avuto mai dei ripensamenti perché ho avuto la fortuna di avere a canto delle persone che mi hanno sempre sostenuto e incoraggiato. Però la cosa che più mi addolora e vedere tante persone che potrebbero veramente partecipare ad un progetto di vita…ma purtroppo hanno paura di assumersi delle responsabilità…Più che la violenza, oggi, mi fa paura l’impotenza con cui le persone convivono…Il lasciarsi andare e non vivere con i fatti il messaggio forte e rivoluzionario di Cristo. Credo che alla fine saremo tutti giudicati dalle opere…non tanto per quello che avremmo detto o pensato… Anche se poi nell’infinità bontà di Dio ci sarà spazio per tutti… Possiamo veramente cambiare il mondo…non è un sogno o parole da visionario… Bisogna che ognuno inizi e impari a fare il proprio dovere, impari a non sentirsi impotente…a non lasciare i sogni nel cassetto…Solo così si renderà viva la propria fede. La fede è sterile se non ci sono le azioni, se non c’è impegno, se non c’è coerenza…La cosa che più mi colpisce della morte di Cristo è la fedeltà ad un messaggio e a causa di questa fedeltà è morto in croce. Non si può essere fedeli a Cristo se non ci si impegna quotidianamente e concretamente“.
Per info.
www.carethepeople.com