E’ iniziato questo pomeriggio a San Giovanni Rotondo presso la Chiesa di San Pio il Convegno Nazionale dei Giovani sulla Spiritualità di Padre Pio organizzato dal Centro Gruppi di Preghiera. L’obiettivo del Convegno è quello di aiutare i giovani a conoscere e approfondire la spiritualità di San Pio da Pietrelcina. Ai microfoni di Radio Padre Pio abbiamo ascoltato le anticipazioni di Fra Giuseppe Celli,Ofm Cap. e Ministro provinciale della Provincia Basilicata – Salerno il quale domani, sabato 23 luglio, terrà ai giovani una Lectio Divina dal titolo: “Da Gerusalemme a Gerusalemme passando per Emmaus“.
Fra Giuseppe, possiamo anticipare qualche passaggio della Lectio Divina che presenterai ai giovani?
Il Dio della Bibbia e l’uomo sono diversi, ma hanno la stessa dignità. Dio, infatti, tratta sempre l’uomo alla pari. Jhwh ha un progetto di salvezza e desidera stabilire con lui un’alleanza. Egli, però, pur potendolo fare, non impone il suo progetto, costringendo l’uomo ad accettarlo, ma semplicemente lo propone agli Israeliti, con grande libertà e rispetto. Il racconto dei due di Emmaus, non fa eccezione. Al centro c’è l’uomo nella concretezza delle sue incertezze e della sua sofferenza. L’uomo con il volto triste e con gli occhi che non riconoscono più l’amico e il Maestro. Il racconto presenta un Dio in dialogo con l’uomo. Un dialogo che inizia a partire dall’altro, dall’ascolto dei suoi problemi reali, e non a partire dai principi. Dio ascolta sempre la preghiera dell’uomo. Dio pone al centro l’uomo, ogni uomo, sempre. Siamo di fronte a un racconto di conversione. Questa sembra essere la chiave
che più di altre ci permetterà di cogliere la ricchezza di particolari presenti nel brano dei due discepoli di Emmaus. Il nostro concetto di conversione, nel linguaggio biblico, è espresso con il verbo ebraico shûb, che si traduce bene con il lemma ritornare. Un ritorno possibile solo grazie alla parola del Risorto, grazie alla forza, al calore e alla luce dello Spirito e grazie all’amore fedele del Padre. Il narratore presenta due personaggi già in azione, mentre sono in cammino per allontanarsi da Gerusalemme, dove avevano abbandonato la loro comunità. A questo punto un terzo personaggio entra in scena per iniziare con essi un percorso di conversione – ritorno. Il narratore si premura di rivelare subito al lettore l’identità del nuovo arrivato: è Gesú in persona, mentre rimane ancora sconosciuto ai due. Il viandante, con fine tatto pedagogico, per primo pone una domanda ai due. Ascolta, poi, i loro problemi e la loro sofferenza, quindi, annuncia la Scrittura, mentre il loro cuore si scalda, fino ad ardere nel petto. Il momento successivo è qualificato dai tre personaggi che siedono a mensa e dal riconoscimento del Signore nella fractio panis, mentre spezza il pane . A questo punto Gesú diventa invisibile alla loro vista ed essi si alzano in fretta per ritornare a Gerusalemme, alla comunità che avevano abbandonato, dove sono gli Undici e gli altri che erano con loro. Un racconto di conversione – ritorno, sempre di grande attualità, proposto con somma maestria dall’evangelista Luca agli uomini e alle comunità di tutti i tempi.
Qual è il messaggio principale che ne scaturisce?
La vita è un viaggio, ricorda Luca. Nel suo Vangelo si cammina sempre. Anche Gesú deve compiere il lungo viaggio che lo porterà a Gerusalemme. Il fatto è che spesso camminiamo senza sapere bene su quale via e senza renderci conto con chi stiamo camminando. Accade anche che non sappiamo dove stiamo andando e dove vogliamo andare. Il Dio che incontreremo lungo la strada Gerusalemme – Emmaus è l’Uomo-Dio, Gesú, che chiede a due pellegrini come lui, d’essere accolto nella loro compagnia e fa in modo d’essere invitato alla loro mensa. Ecco il nostro Dio. Un Dio mendicante che dichiara: «Sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me» (Apocalisse 3,20). Ecco, un Dio pellegrino è il nostro Dio. Un Dio pellegrino per tutte le strade del mondo, fino a quando ci sarà un uomo con il volto triste sulla faccia della terra, anche uno solo. Un Dio compagno di strada discreto, ma anche ben determinato a condividere la nostra sofferenza, a chiedere di essere accolto come compagno di viaggio e come commensale. Alla scuola del Maestro e insieme con i due discepoli, impareremo tutti, giovani e meno giovani, a fare lectio divina, per fare nostro il privilegio una volta accordato solo a Mosè, quando, nella tenda del convegno, il Signore parlava con lui faccia a faccia, come un uomo parla con un altro uomo. Lungo la strada Gerusalemme – Emmaus scopriremo ancora una presenza preziosa: lo Spirito Santo, nel simbolo del fuoco, che fa ardere il cuore. Una presenza non sempre posta debitamente in evidenza.
Quella del fuoco è una metafora usata proprio per descrivere la presenza indiscreta e rispettosa dello Spirito Santo. Una presenza che accompagna il nostro cammino e dona forza!
Esatto! La presenza dello Spirito Santo ha il compito di scaldare i cuori, fino a farli ardere nel petto, perché gli occhi si aprano allo stupore e alla bellezza, ma soprattutto ad una certezza: Gesú vive! Colui che era stato crocifisso e poi sepolto, vive. L’Evangelista Luca, con grande perizia letteraria ha posto l’espressione Egli vive al centro del racconto. Solo a questo punto siamo autorizzati a leggere il brano di Emmaus in chiave eucaristica, perché senza la Parola, senza l’opera del Padre che apre i nostri occhi, non c’è conversione del cuore, non c’è ritorno e comunione con la comunità, e non c’è eucaristia. C’è sempre un tempo della vita – a volte all’inizio, altre volte a metà strada del nostro cammino – di delusione, di scoraggiamento, di crisi nella fede. Luca, con il racconto dei discepoli di Emmaus, ribadisce una certezza che non dovrà abbandonarci in nessun momento della vita: non siamo mai soli sulla strada avventurosa della nostra esistenza. C’è sempre un pellegrino che viaggia al nostro fianco, su questa strada che stiamo percorrendo, in questo momento. Un pellegrino che spiega le Scritture, mentre il cuore arde nel petto, aprirà gli occhi sulle nostre sofferenze e su quelle di tutti i crocifissi e sui calvari sparsi in ogni angolo della terra. È sempre l’altro la novità.
In questa scena meravigliosa dei discepoli di Emmaus come viene presentata la spiritualità di Padre Pio?
Quando leggiamo i vangeli è imprescindibile tener presente costantemente due realtà. Da una parte il Gesú storico, dall’altra l’evangelista che propone un’interpretazione teologica degli eventi e, quindi, un’esposizione per la comunità. Luca rielabora il fatto storico e ne fa una sorta di percorso pedagogico. In esso inserisce i temi che gli sono particolarmente cari: l’amore fedele del Padre, la Parola, lo Spirito Santo, lo spezzare il pane, la conversione – ritorno. Gli stessi temi che attraversano da cima a fondo i due libri della sua opera, il terzo Vangelo e gli Atti degli apostoli. In essi è racchiusa anche tutta la spiritualità di Padre Pio e di tutti i Santi. La vita di Padre Pio non si riduceva ala recita meccanica di novene e rosari, ma era un rispettoso ed amoroso colloquio con Dio. Verso il Padre celeste Padre Pio ebbe sempre una grande devozione, fatta di profondo rispetto e di amore filiale. Era Colui che occupava il centro del suo cuore. Lo stesso frate confidò a padre Agostino: “Adesso è Dio stesso quello che immediatamente agisce ed opera nel centro dell’anima…. E questo buon Padre, che Padre Pio tanto amava, lo sottoponeva alla croce, come aveva sottoposto alla croce il suo Figlio Unigenito e come sottopone alla croce noi tutti. Non parliamo poi della sua esperienza straordinaria dello Spirito Santo. Voleva che i suoi figli spirituali prendessero coscienza della dignità di essere tempio di questo Spirito. Le sue lettere, infatti, iniziavano, spesso con un saluto augurale che era una vera e propria invocazione allo Spirito Santo: “Non date mai luogo nel vostro cuore alla tristezza, che fa contrasto con lo Spirito Santo diffuso nei vostri cuori” (Ep. II). Poi ancora la Parola di Dio…. Tutta il nostro essere cristiani parte dall’ascolto della Parola di Dio… è fondamentale per il nostro cammino. La Parola di Dio inteneriva il cuore di Padre Pio a tal punto che determinati brani della Bibbia gli strappavano dagli occhi lacrime a punto tale da farlo singhiozzare e piangere in continuazione. A chi gli chiedeva perché piangesse, lui rispondeva: “E ti pare poco che un Dio conversi con le sue creature?… E che sia ferito dalla loro ingratitudine e incredulità?” E poi la sua lunga preparazione all’eucaristia, il suo amore filiale e misericordioso per i suoi figli spirituali i quali convertiti nel cuore e nell’anima facevano ritorno al Padre celeste… proprio come i due discepoli di Emmaus.
Qual è l’invito che rivolgerà ai giovani in occasione del Convegno?
Domandate a Gesú di farsi lui stesso compagno di viaggio per voi, come ha fatto con i discepoli di Emmaus. Nei momenti difficili,chiedete aiuto allo Spirito Santo. In un antico testo cristiano l’anima umana viene paragonata a un’arpa eolia, cioè che suona al passaggio del vento, e lo Spirito santo al vento che muove le corde dell’anima e ne trae suoni armoniosi: «Come il vento passa sulla cetra e le corde parlano, così nelle mie membra risuona lo Spirito del Signore e io parlo nel suo amore» . Chiedete il dono dello Spirito, perché possiate inserirvi in questa epíclesi incessante che accompagna fin dal primo giorno la storia della Chiesa; perché faccia ardere anche i vostri cuori e apra i vostri occhi.