30 giugno 2019 ore 14.15 il sagrato della chiesa di Santa Maria delle Grazie accoglie i tanti pellegrini giunti nella cittadina garganica per partecipare al cammino degli angeli, percorso di 25 Km a piedi, da Monte Sant’Angelo fino a giungere al convento di Padre Pio.
Cappelli colorati, bastoni e zaini in spalla si parte con le navette messe a disposizione dal santuario per giungere alla grotta di San Michele, meta di pellegrinaggio da oltre quindici secoli e ancora oggi luogo di culto e di preghiera. Sulla sommità di Monte Sant’Angelo, a 800 metri di altezza, quasi sospeso tra cielo e terra, con vista sul golfo di Manfredonia, sorge questo sacro complesso rupestre che nasconde la sua maestosità all’interno e nelle parti sotterranee, lasciando incantato il visitatore.
Ad accogliere i pellegrini con la liturgia della consegna dello spadino dell’Arcangelo è stato il rettore del santuario padre Ladislao Suchy. «C’è un tocco mistico, un’atmosfera particolare che si respira all’interno della grotta, si avverte la presenza spirituale dell’Arcangelo Michele. Il cammino penitenziale del Perdono deve portare alla comunione e alla gioia con il Signore” ha sottolineato padre Suchy durante il suo beve intervento, “la spada di San Michele è simbolo della presenza dell’Arcangelo che ci difende protegge e ci aiuta nel nostro cammino della fede per separare il male dal bene”.
“Combattete il male con il bene”
Al termine della liturgia i pellegrini nell’auditorium del santuario hanno avuto l’ occasione di ascoltare una conferenza sul tema “Combattere il male con il bene”, tenuta da don Maurizio Patriciello, parroco della chiesa di San Paolo Apostolo a Caivano, popoloso comune della città metropolitana di Napoli, ricompreso nella zona della famigerata “Terra dei fuochi”. “Siate pellegrini e non vagabondi senza meta – ha detto don Maurizio – il papa ci ricorda tre verità che ci accompagneranno nel nostro cammino: Dio mi ama, Cristo è morto per me e Cristo vive in me. Se partendo da questo santuario ci ricorderemo queste verità, noi faremo vincere il bene. Perdonare non è facile, è molto difficile e da soli lo è ancora di più, ma con Lui si” – ha continuato don Patriciello – l’amore non è una cosa che si può insegnare ma è la cosa più importante da imparare”.
Don Maurizio con le sue parole ha spinto i presenti ad affrontare il lungo cammino per giungere a San Giovanni Rotondo con la certezza di non essere soli, ma di avere il Signore accanto senza mai dubitare anche quando si è nel peccato più nero.
La via degli angeli
Giovani, frati, suore, sacerdoti, bambini e anziani cominciano il loro cammino verso il santuario di Padre Pio ognuno con le proprie vite, la propria storia, i propri sogni. All’inizio della lunga fila la croce delle clarisse cappuccine di San Giovanni Rotondo unite in comunione spirituale e lo spadino di San Michele portato a spalla dai pellegrini. Il cammino esprime un percorso interiore intenso e solo mettendosi in discussione si ha la capacità di crescere e maturare.
Il percorso è stato diviso in tre grandi momenti: la partenza (con gli occhi immersi nella natura di cui facciamo parte), la strada (tutti siamo viaggiatori e messaggeri) e alla fine la meta verso il progetto. Questi momenti sono stati scanditi, da preghiere, testimonianze e canti guidate da Fr. Nicola Monopoli e Fr. Pasquale Cianci dell’equipe di accoglienza giovanile vocazionale del santuario. “Una chiesa che cammina rimane giovane. Il nostro desiderio è camminare accanto ai ragazzi anzi più che un desiderio è un onore”. Queste le parole di Fr. Pasquale nel commentare il pellegrinaggio.
Alle 00.25 i pellegrini sono giunti al convento di Padre Pio, un giovane, a nome di tutti, ha bussato alla porta della chiesetta antica di Santa Maria delle Grazie per chiedere il perdono e ricevere l’indulgenza. Il rettore Fr. Francesco Dileo ha accolto i pellegrini: “Siete partiti dall’antichissimo santuario di San Michele Arcangelo, per giungere in questo luogo santo che custodisce l’antica e venerata icona della Madonna delle Grazie insieme alla memoria della vita santa di padre Pio. Per privilegio della Santa Chiesa è possibile lucrare l’indulgenza plenaria in questa chiesa soprattutto nel giorno solenne della sua dedicazione”.
Con ordine ogni giovane ha varcato la soglia, pregando dinanzi all’immagine della Madonna ed è stato unto con olio di nardo per ricordare quelle tre verità su cui ognuno ha riflettuto durante il tragitto: Dio mi ama, Gesù Cristo è morto per me, Gesù vive ed è accanto a me.
Dopo tanto camminare e giunti alla meta i pellegrini hanno partecipato alla celebrazione eucaristica presieduta da Don Maurizio Patriciello.
“Da soli nulla possiamo, la nostra forza viene solo da Lui, poche cose faremmo da soli. Non lasciamo ingannare dal male, anche se nascosto dietro una legge. La vita è una battaglia, andiamo avanti ogni giorno, ci sono giorni in cui è più facile avanzare e ci sono giorni in cui è più difficile affrontare il percorso, bisogna camminare con le mani e con i piedi ma sempre ricordando di rispettare l’essere umano. Papa Francesco ci insegna a non giudicare. Chi sono io per giudicare se Cristo è morto per quel fratello? A noi non resta che pregare e ringraziarlo per aver ricevuto il dono della fede” ha continuato don Maurizio – “Se il nostro Dio è amante della vita non può che abitare su questa terra e nei nostri cuori. Se abbiamo il coraggio di metterci in ginocchio davanti all’altare dobbiamo avere il coraggio di inginocchiarci davanti ad ogni essere umano”