"Come educatori collaboriamo con i giovani per sviluppare le loro capacità e attitudini fino alla piena maturità. Nelle varie circostanze condividiamo con essi il pane, promuoviamo la loro competenza professionale e la formazione culturale. Sempre e in ogni caso li aiutiamo ad aprirsi alla verità e a costruirsi una libertà responsabile. Per questo ci impegniamo a suscitare in loro la convinzione e il gusto dei valori autentici che li orientano al dialogo e al servizio". (Costituzioni Salesiane, 32).
Stiamo giungendo alle battute finali del programma dedicato a don Bosco, nell’anno giubilare del bicentenario della sua nascita, e ai suoi figli. Dopo aver ascoltato, settimana scorsa, le difficoltà degli operatori nel portare avanti le numerose attività a favore della gioventù più povera ed abbandonata, quest’oggi vogliamo soffermarci su ciò che realmente viene insegnato ai giovani, strappandoli così dalla crisi che attanaglia le fasce sociali più deboli, rendendoli pronti ad operare nel mondo del lavoro. Ascolteremo le idee di salesiani impegnati in prima linea nell’educazione: tutti loro sono accomunati dall’ideale di don Bosco; vivere, cioè, per i giovani e con i giovani. Perché egli, nonostante tutto, continua ad affascinare e ad educare.
Nel contesto dell’Anno della Vita Consacrata, dunque, si stagliano la figura e l’esempio di questo santo impegnato nel sociale. Tante iniziative sono organizzate nel nome di san Giovanni Bosco e hanno come fine ed indirizzo il cambiamento degli stati di vita e delle condizioni esistenziali, attraverso l’ormai famoso trinomio "Vangelo, Vita e Speranza".