La 14° Giornata Mondiale del Malato, la cui celebrazione cade proprio in coincidenza della festa liturgica della Madonna di Lourdes, ci richiama a crescere nell’impegno di seminare e di testimoniare quei valori ispirati dalla giustizia, dalla solidarietà e dall’amore, che possono favorire una nuova qualità nella cura della vita e della salute, a partire dal riconoscimento e dal rispetto della uguale dignità di ogni persona. Ne abbiamo parlato con il dott. Antonio Diella (nella foto), Presidente nazionale Unitalsi, ospite di Radio Padre Pio.
Quali sono le finalità della Giornata del Malato? La Giornata Mondiale del Malato è stata istituita da Giovanni Paolo II nel 1992 con diverse finalità, anzitutto quella di sensibilizzare le comunità cristiane, ma anche al società civile, le istituzioni sanitarie, ad una migliore assistenza ai malati. E’ una giornata importante non solo per l’Unitalsi ma per tutta la Chiesa. Sono state organizzate tantissime celebrazioni in moltissime diocesi italiane. C’è grande attesa anche in Piazza San Pietro dove l’Unitalsi sarà presente ques’oggi. Alle 16.30, il cardinale Camillo Ruini presiederà la celebrazione della Messa per l’Opera romana pellegrinaggi e l’Unitalsi. Al termine della celebrazione, Benedetto XVI scenderà in basilica per incontrare e benedire i malati e pellegrini. Una giornata straordinaria per ricordarci un dato ordinario: il senso della sofferenza. La sofferenza non è voluta né desiderata ma quando è presente si può trasformare in un forte momento di crescita. Queste giornate non servono solo ed esclusivamente per incontrarsi e riflettere, ma servono per richiamarci ad una realtà cristiana e ordinaria: la necessità di fare un cammino di condivisione con i poveri e i malati perché, soprattutto con loro, è possibile vivere l’esperienza di Gesù Cristo riscoprendo così la bellezza del camminare insieme.
Nel suo messaggio il sommo Pontefice rivolgendosi a tutti gli operatori sanitari e volontari dice: “…non venga meno lo spirito di solidarietà, ma si perseveri nel prendersi cura di questi nostri fratelli e sorelle, ispirandosi a ideali e principi umani ed evangelici…. Probabilmente ciò che viene meno a volte è proprio questa solidarietà? La misura della nostra adesione a Gesù Cristo credo che debba essere proprio questa: raccomandarci a vicenda la vita degli altri e la vita dei poveri e dei malati in particolare. Il malato, il povero, l’anziano finisce quasi, per molti, essere un problema….una difficoltà che è meglio mettere da parte. L’invito del Papa è un richiamo rivolto a tutti perché nella vita degli uomini la sofferenza è presente. Certamente risulta strano che i cristiani abbiamo bisogno di essere sollecitati a vivere la propria ordinaria vocazione. La nostra ordinaria bellezza consiste nel fatto di sapere che la vita di tutti ci appartiene, a partire da quelle più scomode, da quelle meno “appetibili”…. I malati, i poveri, i bisognosi…. sono persone che vanno semplicemente accolte e amate ….” Ama il prossimo come te stesso” ci ricorda Gesù… Questa è la missione di ogni cristiano e di ogni uomo al di là del proprio credo e della propria cultura.
E’ difficile dare delle risposte a chi dice: “Perché proprio a me questa sofferenza, questo dolore….? E’ difficile dare una risposta semplicemente perché cerchiamo di dare a questa domanda una risposta che possa soddisfarci pienamente. La risposta non si può dare con delle semplici e belle parole… La risposta la troviamo solamente nell’incontro con Gesù Cristo ….un incontro misterioso e vero che realizza per tutti noi un disegno. All’interno di questo disegno la sofferenza assume una valorizzazione perché ci aiuta a fare un percorso misterioso, ma nello stesso momento straordinario. Il problema è uno solo: fidarsi di Colui che ha disegnato il percorso personale di ognuno di noi. Il Signore è morto per noi in croce e ha scelto il dolore come passaggio verso la liberazione per la salvezza di tutti. Ciò significa che anche per noi questa strada prima o poi si incrocerà con il momento della sofferenza e della croce. Quando ciò accadrà non dobbiamo avere la pretesa di spiegare il mistero…. Anzi dobbiamo viverlo fino alla fine condividendo il proprio cammino con gli altri. Il portare insieme la sofferenza di una malattia non serve solo a chi si ritrova solo a combattere con il mistero, ma serve anche a chi è cosciente del fatto che propria vita ci sarà un giorno in cui dovrà ritrovarsi faccia a faccia con il dolore e con Dio. Questo mistero della sofferenza l’ho incontro nello sguardo dei bambini, ai quali non possiamo rimproverare nulla, negli anziani, nelle persone sole, nei poveri che muoiono di freddo….. Abbiamo una serie di pretese nel cambiare il mondo…. e poi ci dimentichiamo che dobbiamo di essere misericordiosi per poter condividere l’esperienza della sofferenza e della povertà. Il cristiano è chiamato a giocarsi la propria vita per il povero, il malato, l’emarginato….
Nel suo lungo percorso con l’Unitalsi qual è l’immagine più bella e quella più dolorosa che ricorda in modo particolare? L’immagine più bella è quella che mi ha colpito sin dall’inizio di questo mio percorso: ero un ragazzo con la pretesa di cambiare il mondo. Quando sono andato per la prima volta sul treno dei pellegrini a Lourdes mi fu affidato come compito di prendermi cura di un malato che non poteva assolutamente muoversi. Ero felicissimo, disponibile…. ma non mi resi conto immediatamente del mio compito vero. In secondo momento mi resi conto che il mio compito era quello di stare attento che le mosche non dessero fastidio al malato…. E’ un immagine di grande importanza, perché crescendo ho capito che non si può ridimensionare la propria vita …. Ogni gesto, anche quelli più piccoli e insignificanti sono ricchi di bellezza e significativi per noi e per gli altri. L’immagine più brutta …. è davvero dura…. Spesso facciamo dei pellegrinaggi con dei bambini… La sofferenza dei bambini è una sofferenza difficile… ti strazia il cuore . Con tutta la bellezza che riesco a vedere nel disegno di Dio, la sofferenza dei bambini sicuramente segna profondamente il proprio cammino. Ho conosciuto tanti bambini che oggi fanno parte del coro angelico di Dio. Ho incontrato e conosciuto tantissimi genitori che considerano questi bambini i tesori preziosi della propria esistenza. Per noi, benestanti, ricchi, sani, troppo presi dalle proprie preoccupazioni…. tutto ciò è incomprensibile. Vedere queste mamme e questi papà dedicare tutta la loro vita ai propri bambini con energia, fantasia, capacità di linguaggio….. è straordinario. Tutto ciò ti fa comprendere che esiste un valore in sé della vita e che probabilmente non tutti conoscono.
Perché si decide di far parte della grande famiglia dell’Unitalsi?
La storia è diversa per ogni singola persona… C’è chi sceglie di far parte dell’Unitalsi perché ne ha sentito parlare e quindi preso dalla curiosità decide di fare un’esperienza nuova, chi perché inviato, chi perché desidera fare un viaggio, chi perché è spinto dal desiderio di fare qualche cosa di utile per gli altri…. Ma credo che ciò che sia importante chiedersi : perché si decide di restare? Dopo tanti anni mi sento di poter affermare che tutti quelli che decidono di portare avanti un’esperienza di solidarietà, in qualsiasi associazione, è perché, veramente, hanno incontrato una bellezza che ti prende tutta la vita e ti fa sentire bene…. In altre parole ….. hanno e abbiamo incontrato Gesù Cristo al quale non possiamo dire di no. Allora come dice Papa Benedetto XVI “ Duc in altum!”